Le Neuroscienze e il Processo Psicoanalitico Relazionale: regolazione e cervello

cervello-Studi neuroscientifici dimostrano come la relazione  terapeutica e duratura, tipica della psicoanalitica relazionale ed intersoggettiva, permette di stimolare alcune aree del “cervello destro“, deputato all’elaborazione e al riconoscimento degli “stati di consapevolezza” e a richiamare “contenuti inconsci” presenti nel nostro sè storico e di ri-organizzarli in “nuovi modi di regolazione interattiva” tra sè e  il terapeuta.

Riflettendo su cos’è la psicoanalisi – Oltre la psicofarmacologia: la relazione e l’autoriflessività.

Quando si pensa alla psicoanalisi, o si leggono riviste popolari, una prima immagine che appare è il paziente sdraiato sul lettino e l’analista dietro di esso; in questo modo non c’è alcuno scambio visivo e nessuna interazione tra i “non verbali” delle due persone presenti nel setting, si perdono elementi di confronto e reciproco scambio. Il paziente parla quasi a senso unidirezionale e l’analista è visto come uno schermo con il quale non si ha un’ interazione reale, interpreta il simbolismo del paziente e solitamente prevale un’emozione tendenzialmente di frustrazione da parte di chi cerca di contattare il personale profondo, nella fiducia nell’altro.

Oggi con la psicoanalisi relazionale e intersoggettiva contemporanea, il setting è molto cambiato, oltre la scelta del lettino c’è un’ interazione vis-vis. L’intreccio interdisciplinare tra studi empirici di osservazione, di riflessioni filosofiche, neuroscienza e clinica ha permesso di validare e definire in maniera più chiara la teoria e la pratica psicoanalitica in termini di “mutua interazione” umana e” regolazione reciproca” tra la persona  richiedente e il terapeuta.

La psicoanalisi contemporanea e l’interazione terapeutica

La psicoanalisi è attenta e immersa nello scambio interattivo che avviene sia a livello verbale sia a livello non verbale nella relazione  tra chi richiede la  terapia e chi la offre in un continuo “confronto tra due soggettività differentemente organizzate ma in continua interazione e crescita”.

Allan N. Shore è uno dei più rilevanti neuroscienziati americani e si occupa di come gli effetti della pratica psicoanalitica contemporanea, influenzano toccando, direi oltre l’anima, anche i circuiti cerebrali del nostro sistema neurale dell’emisfero destro sotteso a diverse funzioni.

Le esperienze significative tra chi si prende cura di noi nel periodo infantile e le esperienze in generale, “strutturano modelli di organizzare l’esperienza” che influenzano “il nostro stare  in interazione con le altre menti. Impariamo a regolarci affettivamente e a strutturare l’ intreccio del nostro sviluppo che avviene su più dimensioni: emotivo, affettivo e cognitivo; ma non solo, è provato scientificamente che avvengono anche  cambiamenti cerebrali, una diversa   organizzazione  psichica e un diverso senso della condizione umana, “soggettiva”.

Tra psiche e biologico: I processi inconsci e l’emisfero destro

In particolare Shore si è interessato al modo in cui la psicoanalisi si è occupata  dei “processi inconsci” e  si concentra sempre di più sull’influenza che “l’interazione reale e autentica della coppia analitica” ha sulla modificazione cerebrale. La psicoterapia poichè è un’ esperienza,  significativa e profondamente  vissuta a livello emotivo risulta una nuova esperienza relazionale e di sviluppo che apporta un arricchimento  nel modo di organizzare la propria esperienza.

Ciò è possibile se il terapeuta è un professionista capace di sintonizzarsi empaticamente e in modo comprensivo con gli stati del paziente e soprattutto  cerca di non esporre  a ri-traumatizzazioni di esperienze  già vissute. Tenta empaticamente delle “riparazioni relazionali” ;  ciò influenza anche la trasformazione plastiche dei sistemi neurali del nostro cervello che impara a rispondere in modo più funzionale.

L’emisfero destro è deputato all’analisi delle informazioni che l’individuo riceve direttamente dai segnali non verbali corporei e dalle emozioni più in generale. Il linguaggio è acquisito successivamente durante il nostro sviluppo umano e  le nostre prime interazioni “non verbali” sono conservate nell’emisfero destro, considerato anche per questo motivo il “substrato biologico dell’inconscio umano”.

L’emisfero destro più del sinistro è interconnesso con le regioni limbiche deputate alla regolazione emotiva, permette di costruire un’immagine di “sé corporea”  e permette di distinguersi dagli altri, il  “Sé, dal “non Sé”  richiamando alla mente le informazioni autobiografiche. Permette di elaborare le informazioni che provengono dal contatto visivo, dalle espressioni facciali, mantiene un senso di sé coerente e continuativo poiché è deputato per produrre la consapevolezza e il riconoscimento soggettivo  intento anche all’elaborazione di tutto il materiale relazionale. In particolare la “corteccia orbito frontale dell’emisfero destro” è il livello più sofisticato del cervello destro poiché vengono elaborate le informazioni affettive e le informazioni pre-verbali e non verbali che maturano appunto molto presto.

La psicoterapia psicoanalitica come ripristino di processi autoregolatori bloccati

Oggi c’è uno spostamento sostanziale del campo di attenzione, per cui il paziente non dipende dalle interpretazioni dell’analista ma il lavoro terapeutico mira a sviluppare capacità di auto osservazione riflessive di ciò che avviene nel proprio interno sconosciuto in interazione con l’altro (lavorando sui processi di tranfert e controtrasfert). Le aspettative traumatiche in questa particolare relazione terapeutica di sicurezza vengono disconfermate e anche cerebralmente oltre che umanamente si ha l’opportunità di fare una diversa esperienza che cambia connessioni neurali.

L’esperienza clinica ha messo in evidenza come la capacità empatica e immersivamente comprensiva del terapeuta provoca cambiamenti sulla psicobiologia del paziente, poiché quest’ultimo “sperimenta esperienze di sintonizzazione ai suoi stati emotivi” ed è in grado con l’aiuto del terapeuta di pensare ai suoi processi inconsci. In tutto questo, un attento terapeuta partecipa e sostiene i processi in atto in base ai ritmi del paziente.

Il “sistema nervoso autonomo”, quindi i circuiti del sistema simpatico a dispersione energetica e del sistema parasimpatico, deputato alla conservazione di energia,  funzionano in maniera adattiva ed equilibrata quando l’ambiente è “vissuto sicuro”, attraverso una regolazione psicobiologica dell’organismo in relazione con l’altro. Quando abbiamo avuto l’opportunità di acquisire “buone capacità regolatorie”, il funzionamento dell’emisfero destro è capace di correggersi spontaneamente poiché impara ad utilizzare le sue “funzioni autoriflessive” anziché adattarsi con rigide difese apparentemente incomprensibili.

Infatti, in quest’ultimo caso la condizione interna è sregolata quando questa funzione regolativa non è stata modulata dalle persone significative e dalle esperienze;  tendenzialmente ciò che percepiscono le persone con una sintomatologia importante riguardano imminenti pericoli, rischi di ricadere nel dolore, paura di rivivere situazioni poco strutturanti e viene messa a rischio la continuità e l’integrità del proprio senso del Sé  e anche a livello cerebrale ne siamo stressati.

Dissociazioni, iperattivazioni (stati ansia fino all’attacco di panico) disturbi del sé (disturbi di personalità) sono la conseguenza di percezioni della propria soggettività e di digregolazioni percettive tra il Sé e l’altro deragliate nel loro naturale sviluppo.

In sintesi la psicoterapia psicoanalitica in questo prospettiva è intenta a recuperare anche una relazione emotiva, che a lungo andare, permette di acquisire modalità regolative per il Sé in relazione con l’altro, permettendo un nuovo modo di organizzarsi,  implementando capacità introspettive ed empatiche che migliorano il modo di percepirsi e di comprendere empaticamente l’altro. La psicoterapia stimola un’area cerebrale che in qualche modo si è strutturata in maniera dis-organizzata e che invece serve alla deputazione dell’organizzazione percettiva del Sé e alla modulazione dei propri stati emotivi che in qualche modo vengono recuperati attivando e ripristinando in modo più flessibile processi evolutivi interrotti.

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