Pablo Picasso, La Vita (1903).
(…) tu che mi ascolti, in pena viva o in letizia (e più se in pena), apprendi da chi ha molto sofferto, molto errato, che ancora esiste la Grazia, e che il mondo _ TUTTO IL MONDO – ha bisogno di amicizia. Saba (1951).
#iorestoacasa
Nei periodi di difficoltà noi umani abbiamo bisogno di mantenere quell’ equilibrio emotivo necessario per poter affrontare la complessità delle situazioni. In questo periodo umanamente doloroso di pandemia dobbiamo essere un po’ più bravi del solito per evitare il disequilibrio psicofisiologico. Il pianto di un bambino attiva l’attenzione protettiva dei genitori e li garantisce la sopravvivenza; in questo momento delicato dovremmo essere un po’ come quei genitori, ossia metterci in ascolto con il dolore degli altri ma non per farci sopraffare dall’ansia ma per contribuire con coscienziosità alla sopravvivenza umana; se rimaniamo in casa stiamo già facendo qualcosa. Se entriamo in quest’ottica e diamo spazio all’altruismo permettiamo al nostro sistema fisiologico di attivare sostanze neurochimiche, ormoni che generano calma e che regolano gli affetti umani: ossitocina e oppioidi endogeni (insiti nel nostro corpo) verranno in nostro aiuto per calmarci. Se ascoltiamo e attiviamo il nostro sistema insito di cura e di cooperazione umana siamo agevolati in modo positivo poiché stiamo contribuendo alla sopravvivenza umana. Un grande neuroscienziato degli affetti, Panksepp sostiene che “la cura inibisce la sofferenza”, i tanti medici ed infermieri o chiunque si occupa del bene per gli altri e sta sul fronte ha risorse maggiori rispetto altre persone poco in contatto con la cura e l’altruismo. La cura per sé e per gli altri aiuta a vivere con maggior serenità ed è importante riscoprirla.
Tuttavia se siamo costretti a stare in casa evitiamo di essere passivi e impariamo ad essere agenti della nostra gestione proteggendo anche gli altri che convivono con noi. Capire le priorità del momento (proteggerci e proteggere; stare in sicurezza o aiutare; svagarci e muoverci nel nostro spazio di azione) anziché riempirci di pensieri ingombranti o azioni distruttive ci permette di selezionare e liberare la mente.
Vediamo nello specifico cos’altro ci può aiutare:
- Una prima regola che ho condiviso in accordo con la mia famiglia e devo dire che sta funzionando alla grande è quella di sostenerci a vicenda. Se uno di noi è più nervoso rispetto all’altro dobbiamo prodigarci per farlo stare bene. Ho attivato in loro, nonostante siano adolescenti un sistema cooperativo, che ci sta aiutando molto. Provatelo, gli stati emotivi cambiano poiché ognuno di noi sta sperimentando cosa significa essere empatici, essere di sostegno in quel sistema cooperativo necessario per la sopravvivenza. Capisco anche quanto possa essere difficile in alcune famiglie problematiche e allora ci sono altri spunti su cui far leva ma chiamate gli esperti, i tanti numeri che girano nel web, ma accertatevi che lo siano.
- Riconoscere gli stati emotivi: preoccupazione, ansia, paura, rabbia sono quelle predominanti in questo periodo di emergenza pandemica ma poi dobbiamo anche attivare altrettante emozioni e azioni costruttive speranza, cura, protezione, creatività.
- Rispettiamo gli spazi con i nostri familiari; dividere i momenti privati e i momenti di condivisione. Rimandare le discussioni in momenti più favorevoli della nostra vita è utile per non creare ulteriori tensioni;
- Fermatevi e respirate, se vi sentite molto agitati, regolate il ritmo respiratorio, rallentate il respiro e ascoltatelo. Noi tutti abbiamo questo gran potere:
inspirate profondamente col naso ed espirate con la bocca; fatelo ogni volta che vi sentite emotivamente irritati. Sono sicura che ne sarete capaci. Il livello di agitazione si abbassa. Tutto il vostro corpo ne gioverà.
- Essere agenti pratici: scegliere il libro di vostro interesse, dipingere, ricamare, cucinare, fare corsi online, giocare con i propri figli, dedicarsi agli animali alle piante se ne avete aiuta a stimolare ricerca, vitalità e la dopamina che serve al nostro cervello per non addormentarlo;
- Parlare con chi può rassicurarvi; non vergognarsi di rivolgersi ad esperti;
- Favorite tecniche di meditazione, di rilassamento o mindfulness o per chi preferisce attività in movimento riscoprire il fitness, il ballo in casa. La musica poi aiuta sempre a calmarci o attivarci.
- Non dimenticate mai la vostra parte più creativa qualunque essa sia poi, ci aiuta a metterci in contatto con la parte più giocosa e profonda di noi e lo fa piacevolmente; dare spazio al bambino che è in noi;
- Se preferiamo usare l’immaginazione possiamo isolarci, fantasticare e concentrarci a trovare un’ immagine, un qualcosa dove rifugiarci “un posto sicuro e rassicurante” che in momenti di difficoltà o di insonnia può aiutare a calmarci;
Siamo coscienziosi e manteniamo viva la nostra identità, col “fare” ricordiamo chi siamo ma in questo delicato momento con il “restare a casa” riattiviamo non solo il nostro sistema di cura, di creatività e cooperazione ma anche valori di solidarietà e rispetto umano di cui tutti indistintamente in ogni necessità abbiamo fortemente bisogno di ritrovare.
Marialba Albisinni, psicologa, psicoterapeuta
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