Quando sentiamo e ascoltiamo le nostre emozioni siamo a contatto con la nostra realtà sensitiva, con la parte più introspettiva, sentiamo che siamo vivi… ma a volte non vorremmo sentire c’è troppo dolore e allora si prosegue con una vita infelice, così rabbia, frustrazione, delusione, ma purtroppo anche gioia, godimento divengono un diniego a cui non c’è via di uscita.
Si preferisce non sentire ma l’emozione non scompare si incanala in un organo, per esempio lo stomaco, la testa, la schiena etc. il nodo in gola, oppure si nasconde in un comparto psichico e si dissocia dalla consapevolezza e si esprime in maniera disfunzionale comunque.
In terapia il lavoro è delicato, qual è il conflitto o il dramma inconscio da cui la persona non riesce ad uscire o non riesce ad affrontare con consapevolezza? C’è ansia, uno stato emotivo che stringe la gola, accelera il battito cardiaco, sembra barcollare nel nulla, il senso di vertigine è in agguato. I sintomi psicosomatici prendono il sopravvento, parlano al posto della meritata ma negata consapevolezza.
La rabbia che si protrae per anni verso un coniuge scarsamente empatico si traduce in rassegnazione e ansia, ostacolo alla propria serenità. La paura di affrontare dei cambiamenti si traduce in ansia anticipatoria o in corazze corporee. La delusione verso un rapporto importante si può tradurre nell’ambivalenza di desiderare una nuova relazione ma anche nella paura di perdere quella che si ha. Il senso di vergogna in seguito ad un umiliazione ostacola la possibilità di essere più assertivo e confrontativo verso gli altri e verso il proprio progetto di vita, il senso di colpa si protrae nella dipendenza dalla propria famiglia di origine o un rapporto di coppia fermo nella ripetitività di schemi irrigiditi. Sono solo alcuni esempi.
La consapevolezza emotiva aiuta a orientare verso una strada più veritiera per noi e più autentica, i meccanismi difensivi a volte sono sbagliati e la rigidità psichica aumenta senza dare possibilità di aprire quella finestra che ci apre verso un sé più sano, una strada più nitida e aerosa da percorrere, il tragitto di viversi la vita con più emozioni e meno patologia. Più emozioni riconosciute e meno ansia generalizzata. Ciò è possibile se siamo in contatto con noi stessi, non in base a prescrizioni universali date come coach del saper tutto cosa afre di voi ma in base all’ascolto che possiamo avere verso noi stessi, questo è parte del delicato lavoro terapeutico. Scegliete il terapeuta con cui credete di poter creare un’affidabile alleanza cooperativa.
Questo è il lavoro continuativo che si fa in terapia quando ci si affida al professionista che considera una persona pensante e capace di viversi la vita in base alla sua scala di valori e alla coerenza con se stessa, ecco perchè a volte nello scoprire tutto ciò c’è bisogno di affidarsi nelle mani dell’esperto che si è formato per dare privilegio a chi ancora non se lo dà. Le emozioni non solo colorano la nostra vita ma la orientano in maniera più autentica.
Marialba Albisinni