Le famiglie mal-sane: quali confini per la crescita

Nella famiglia che si viene a creare si incrociano tre forme di legame, quello coniugale, quello genitoriale, e quello intergenerazionale, quest’ultimo ha a che fare con il legame della famiglia di origine.

Non ci si può unire in modo soddisfacente se prima non ci si è separati da un rapporto in cui ciascuno dei partecipanti non è in grado di riconoscere il proprio spazio personale, la propria individuazione dalla famiglia di origine. La separazione è in realtà un processo che può durare tutta la vita senza mai essere portato a termine (Andolfi, Angelo, 1987).

Quando due persone si uniscono con l’intenzione di formare una famiglia, formano una nuova unità familiare; uno dei compiti che la nuova famiglia deve affrontare è quella di negoziare questioni affettive e di indipendenza con la famiglia d’origine. Un lavoro emotivo a volte molto faticoso.

Da un nuovo legame nasce la coppia coniugale e tuttavia se da una parte le coppie sperimentano nuovi contratti relazionali, le idee delle famiglie di origine e della società in generale intorno ai ruoli, ai diritti di responsabilità della moglie e del marito, del padre e della madre, esercitano una influenza molto potente sui contratti e sui modelli interattivi che evolvono nel corso del ciclo vitale.

La famiglia subisce un’evoluzione, passando stadi che richiedono continue ristrutturazioni, dovrebbe adattarsi a situazioni nuove, mantenere continuità e assicurare crescita psico-sociale a ciascuno dei suoi membri, dipende molto dalla flessibilità e dal grado di trasformarsi alle nuove situazioni, tra appartenenza e individuazione.

Perché la famiglia funzioni bene la chiarezza dei confini è un parametro utile per la valutazione del funzionamento, i confini sono le regole che definiscono chi partecipa e come, per esempio citando Minuchin studioso della psicoterapia familiare, un confine del sistema definito dalla madre può essere quello di non delegare responsabilità genitoriali ai figli maggiori “tu non sei il padre di tuo fratello”.

La funzione dei confini è di proteggere la differenziazione del sistema  e dei suoi componenti. Affinché la famiglia funzioni più o meno bene i confini tra i sottosistemi debbono essere chiari, un sistema genitoriale che includa una nonna per esempio può funzionare molto bene nella misura in cui le linee di responsabilità e di autorità sono chiaramente tracciate. Se i confini non sono chiari si può rincorrere all’invischiamento, per esempio figli triangolati nelle responsabilità che non spettano a loro, genitori disimpegnati da responsabilità prettamente genitoriali, oppure invischiamenti pericolosi nella famiglia di origine di uno dei componenti che non facilita la crescita della nuova e la  possibilità di crescere ed individuarsi dai problemi vissuti nel contesto intergenerazionale.

Noi terapeuti, ascoltando le storie dei nostri pazienti, veniamo a conoscenza di come l’influenza delle famiglie di origine, senza confini e senza differenziazioni, le cosiddette famiglie a porte aperte, invadenti, dove tutti sanno tutto di tutti, dove tutti devono fare tutto ciò che fa l’altro, sovrasta le decisioni e la crescita dell’individuo e del nuovo nucleo familiare spesso mettendo in crisi i nuovi legami.

Gli studi fatti in tutti questi anni di chi si occupa di queste problematiche ci spiegano come gli invischiamenti o le troppe rigidità di confini portano a strutturare da parte di un componente, solitamente il figlio ad essere un “paziente designato” che dà voce ad un disagio più grande di lui, si sovraccarica il problema, direi che paradossalmente è il più responsabile ma che potenzialmente rischierà una patologia.

Sarà lui il paziente designato di questa malsana famiglia, invischiata o all’interno del suo sottosistema o in modo  intergenerazionale, ad urlare col sintomo, un disagio che non sa spiegare e che l’appartenenza non comprende perché non si responsabilizza per uscirne ma delega accuse che il designato non regge, assorbe tensioni intergenerazionali per nulla elaborate che non sono sue.

Ma come potrà venirne fuori se il sistema non cambia?

Sicuramente ci vuole tanto lavoro psicoterapeutico. Per tutelare la sanità psicologica, ogni famiglia d’origine dovrebbe adeguarsi alla separazione totale o parziale  dei suoi membri, all’inclusione del nuovo membro e all’assimilazione  del nuovo sottosistema di coniugi. Se non cambiano le strutture da lungo tempo stabilite dalla famiglia di origine, possono costituire una minaccia per i processi di formazione della nuova unità e della sua crescita.

Quindi la nuova famiglia non ha molte speranze di crescita se non cresce nella sua individuazione e non si confina in modo chiaro da quella di origine ma anche e soprattutto al suo interno,  mantenendo l’apertura verso la comunicazione, la vicinanza emotiva e il sostegno. Non è una questione semplice, chi ne è incastrato conosce benissimo i meccanismi di ritorsione emotiva a cui deve sottostare dalla sua appartenenza, ha  grande difficoltà ad individualizzarsi come persona autonome e i processi di identificazione con il genitore viene confuso, generando problematiche che riguardano l’indipendenza, l’identità e e il rapporto successivo di coppia.

I casi eclatanti riguardano i padri cosiddetti  periferici, madri che sono legati alla famiglia di origine, o viceversa padri attaccati alle loro famiglie di origine … mantengono i ruoli rigidi, e non danno mai lo spazio giusto alla decisione del coniuge di essere parte di un nuovo sistema familiare, il tutto si complica con l’arrivo dei figli; pur di non perdere il vecchio ruolo nella propria famiglia di origine, si finisce un sistema di stallo  di dipendenza che si rifletterà in modo malsano nelle nuove generazioni.

Il benessere familiare e individuale equivale alla possibilità di evolversi e differenziarsi dalla famiglia di origine e come individui all’interno della nuova famiglia. L’aspetto più difficile è mantenere il legame e al contempo proteggersi dalle ritorsioni di chi invece non accetta tale crescita maturativa. Attenzione perché chi ne rimette e rischia di subire una patologia sono “i figli incastrati in malsani invischiamenti intergenerazionali, di questioni non elaborate in precedenza”.

In altri termini ogni generazione ha il compito di mantenere vivo il legame con le altre generazioni, ma nello stesso tempo è chiamata a strutturare e organizzare in modo originale la propria identità così da arricchire in modo creativo e sano la propria storia familiare e la propria crescita personale.

A cura di Marialba Albisinni

Bibliografia

La crisi della coppia –Una prospettiva sistemica relazionale-M. Andolfi, Cortina

Famiglie e terapia della famiglia – Salvador Minuchin Astrolabio

 

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