Nella stanza del terapeuta. Una sintetica panoramica

di Marialba Albisinni – La psicologia per la gente

Il nostro lavoro di psicologi e psicoterapeuti porta ad aprirci alla conoscenza altrui, alle richieste che provengono dalle persone che richiedono un aiuto psicologico, ciò significa che tante persone si rivolgono a noi laddove c’è un disagio doloroso o in qualche modo invalidante sulla persona, spesso una fase critica e una difficoltà nelle relazioni interpersonali.

In questi ultimi anni c’è stata una forte richiesta psicoterapica, le persone sono più informate, probabilmente grazie all’accesso virtuale e grazie al lavoro di rete con altri professionisti, o la rincorsa inconsapevole verso una vita fittizia di ipotetici e inutili trofei esibizionistici che si rivelano distonici  con la vera e personale realtà psichica  sconosciuta porta le persone  a sentire la necessità di chiarirsi e conoscersi meglio.

In primis sta cambiando la cultura sull’importanza di affidarsi ad un professionista del settore e  sono aumentati i canali di invio: il medico di base che ascoltando i disagi dei propri pazienti rappresenta un canale importante; le persone che traggono beneficio dalla terapia e che diffondono la loro esperienza privata, l’effetto domino sull’effetto  del benessere psichico finalmente sta avvenendo con maggior consapevolezza.

Il medico ha la possibilità di osservare direttamente i miglioramenti dei propri pazienti, l’evolvere verso dei benefici esistenziali e psico-fisici  rafforzano l’idea che la figura dello psicologo e dello psicoterapeuta in molti casi è davvero necessaria e a lungo andare proficua per la crescita realizzativa e per il superamento del disagio in corso.

COSA SPINGE LE PERSONE A RIVOLGERSI ALLO PSICOLOGO?

Dall’adolescenza fino all’età più matura, i disagi che spingono le persone a rivolgersi a noi sono le difficoltà relazionali, le relazioni di coppia, le disregolazioni emotive (tra cui ansie varie o alessitimie dormienti), le crisi, le dipendenze relazionali e le difficoltà per alcune personalità di costruire legami importanti o autorealizzarsi secondo i propri bisogni più autentici.  La sintomatologia che si manifesta si traduce in disagio e in realtà nasconde spesso radicate questioni irrisolte o vissuti odierni poco consoni alla propria vita idealizzata; qui la psicoanalisi relazionale lavora su più fronti considerando la persona nella sua globalità in cui l’ascolto empatico è una base prioritaria sia di un modo di essere terapeutico sia prettamente e terapeuticamente responsivo verso la persona.

ATTENZIONE! I DISAGI SI CRONOCIZZANO ED E’ DIFFICILE TROVARE UNA VIA DI USCITA

Purtroppo c’è una grande richiesta quando i problemi si sono più o meno cronicizzati e una scarsa capacità del genitore o dell’adulto poco consapevole e responsivo di individuare precocemente problematiche inerenti al proprio vissuto emotivo ed esperienziale poco elaborato che spessoe influisca sulla vita dei figli e sull’aspettativa irreale di chi vorrebbero che diventassero. Quindi i ragazzi divenuti più o meno adulti, verso i 20 anni circa sentono la necessità in maniera autonoma di richiedere un intervento di conoscenza e di facilitazione per la loro crescita perché sentono un disagio troppo ostacolante per i loro progetti realizzativi. E’ uno dei motivi di ostacolo alla crescita sana.

Il campo infantile è il più bisognoso eppure il meno  toccato in terapia, ma parlo della  mia esperienza, eppure nasco come educatrice. Ipotizzo  che l’adulto, inconsapevolmente si pone poco il problema di come gestire in maniera più supportiva il rapporto e la crescita emotiva e psichica dei figli oppure ci sono palesemente dei rapporti di coppia coniugali disfunzionali e fermi che si riversano sulla psiche della prole in maniera sempre inconsapevole provocando ulteriori disagi.

E’ doveroso ricordare che le dinamiche relazionali ed emotive dei primi anni di vita, sono invece fondamentali affinché lo sviluppo psichico ed emotivo della persona abbia una base  affettiva e sufficientemente avviata per stimolare la naturale esplorazione dell’individuo in maniera più o meno sicur. E’ nel preverbale che già si stabiliscono i cosiddetti legami di attaccamento di base che influiranno sulla futura personalità più o meno sicura o ansiosa o del tutto disorganizzata, la presenza emotiva di un adulto capace di sintonizzarsi emotivamente col piccolo facilita la crescita sana e un rapporto base di fiducia che avrà un significato inestimabile per tutta la vita dell’individuo in sviluppo.

LE RICHIESTE PIU’ DIFFUSE RIGUARDANO:

Gli adolescenti

La fascia di età molto presente riguarda gli adolescenti e i giovani adulti che hanno subito umiliazioni e vivono la loro vita con un senso di chiusura e vergogna, quindi hanno una gran difficoltà a realizzarsi e sviluppare serenamente la loro identità, a strutturare l’ autostima in maniera più o meno equilibrata.

Questo è un campo delicatissimo e come ci spiegano le ricerche cliniche, l’esordio delle malattie gravi con rischio di psicosi avvengono in età molto precoce e all’incirca verso  i 17, 18 anni compaiono i primi sintomi di chiusura o come mi capita spesso di vedere la frequenza maggiore riguarda ansia e  sintomi paranoici.  E’ importante intervenire tempestivamente, sostenere la loro crescita, affrontare le difficoltà e i disagi psichici probabili legati alle possibili frammentazioni dissociative che disorientano  quella  formazione identitaria che fa aftica ad avviarsi.  Il rischio di sviluppare  patologia molto gravi e senza via di uscita è in agguato.

Questa è un’area di noi psicoterapeuti ad orientamento psicodinamico molto cara e sicuramente su cui si lavora in maniera preventiva, coinvolgendo se necessario i genitori nel lavoro psicoterapico.

I giovani e gli adulti

Questa è la fascia più popolata in terapia, per lo meno nel mio studio.  I disagi  più o meno complessi, le persone che vanno dalla fascia di età tra i 20 in poi per lo più si presentano per tre motivi:

Un motivo è per lo più palesemente sintomatico ed ha a che fare con i frequenti attacchi di panico o l’ansia generalizzata che per la loro frequenza ostacolano il vivere quotidiano, allontanano sia dalla sfera lavorativa, sia dalla sfera più prettamente sociale. Solitamente chi ne soffre gravemente tende a rinchiudersi nella nicchia familiare ma spesso tutto questo sfocia in stati depressivi che si cronicizzano col tempo in vere e proprie problematiche patologiche.

Il secondo motivo riguarda per lo più un sentito personale svalutante, distimico verso sé dettato dall’insicurezza di proseguire la propria vita e una netta dipendenza dal giudizio altrui, siamo nelle problematiche più delicate, abbiamo a che fare con la realizzazione della propria identità che  non ha mai fine. In ogni fase della vita ci può essere una necessità di ricostruire in maniera intima il  proprio senso del sé.

Il terzo riguarda più prettamente le situazioni relazionali, difficoltà a trovare un partner, a mantenere la relazione, a fidarsi in una dinamica di co- costruzione con l’altro, il perno principale è la fiducia, le delusioni. Diverse condizioni traumatiche che hanno a che fare con la relazione con gli altri si ripercuotono in un malessere psichico, sono molto diffuse anche le dipendenze relazionali e purtroppo i cosiddetti disturbi di personalità borderline, narcisistiche e dipendenti. Le problematiche di coppia sono sempre presenti, poichè le fasi critiche della coppia sono inevitabili ma non sempre risolvibili senza la consapevolezza necessaria per superarle.

Una problematica a sé, molto frequente più di quella che si creda sono i disturbi ossessivi compulsivi, la mania del controllo che spesso nasconde una difficoltà nella tolleranza emotiva verso se stessi e verso gli altri, un modo molto faticoso di gestire la vita e renderla ferma a qualcosa che in realtà è trascorsa e la difficoltà di riconoscere stati emotivi importanti come per esempio la rabbia, la vergogna, i limiti, il rischio degli inevitabili fallimenti. Il disagio per se e per gli altri con i quali convivono diviene pesante e disfunzionale.

Quindi il lavoro terapeutico è  molto delicato, soprattutto con i giovani che lottano con la loro realizzazione,  con gli adulti che ritrattano scelte di vita poche consone con il proprio sé presente;

L’identità collegata alla formazione della personale autostima è sempre il perno di tutto, inizia dalla nostra nascita e progredisce per l’intera vita; spesso non si riconoscono gli inevitabili cambiamenti, si ostacola la realizzazione anziché assecondarla naturalmente, il disconoscimento di emozioni importanti e la regolazione emotiva è alla base di molti disagi.

Aggiungo a tutto ciò disagi importanti ed esistenziali che in terapia hanno la possibilità di trovare un posto espressivo e confrontativo privo di giudizio ma carico di comprensione e supporto empatico in cui non è possibile esperire in alcun altro luogo o con nessun altra persona, al di fuori del fidato terapeuta scelto liberamente da chi sente che con lui o con lei può comprendersi meglio di quanto sia avvenuto fino a quel momento della sua vita.

La psicoterapia è un lavoro di consapevolezza, una nuova opportunità di ritrovarsi e crescere anche se non sempre porta ad un cambiamento visibile esterno, porta a fare pace con se stessi in una relazione tutelata dalla privacy e dalla relazione umana col terapeuta, è un incontro emotivo, affettivo ed elaborativo con il proprio vissuto; i più coraggiosi poi osano cambiamenti visibili agli altri.

Ciò che conta è vivere la propria vita con maggiore autenticità e onestà con se stessi poi ognuno ha i propri tempi e la propria soggettività esperienziale e affettiva da rispettare. Tutto ciò facilita un processo di vita in evoluzione in una soggettività che attende di riconoscersi ed esprimersi.

Marialba Albisinni – psicologa, psicoterapeuta or. Psicoanalitico relazionale

Studio di psicoterapia psicoanalitica relazionale – San Cesareo –  Roma

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