La bulimia nervosa: il senso di vuoto si esprime nel corpo

picasso Gli studi clinici sulla bulimia concordano nel ritenere che l’autostima delle persone che soffrono di questo disturbo, oppure di persone obese, sia in qualche modo legata implicitamente e restrittivamente al peso e al corpo. Ciò tralascia  altri aspetti importanti e integrativi della personalità che, in qualche modo restano sconosciuti e distanti dalla possibilità di essere rispettati da se stessi.

Nel PDM (manuale psicodiagnostico psicodinamico), la bulimia nervosa è descritta nel seguente modo:

la bulimia è caratterizzata da un ciclo di abbuffate, seguite da condotte di evacuazione con cui si cerca di “liberare il corpo” da “calorie non desiderate” e di “evitare un aumento di peso”.

L’abbuffata in sé è definita come l’assunzione di grandi quantità di cibo introdotte in un breve lasso di tempo (meno di due ore). Tale assunzione è spesso accompagnata da una “disforia transitoria”, seguita da un “umore depresso”,pesanti e severe autocritiche” e la sensazione di” non avere controllo” su ciò che si sta ingerendo.

Il vomito o i lassativi, oppure l’eccessiva attività fisica, farmaci dimagranti, diuretici e cosi via caratterizzano le condotte di evacuazione. La sensazione di vuoto nello stomaco è associata alla sensazione di un sé sminuito e per l’appunto vuoto.

Concordo con Massimo Recalcati, esponente della psicoanalisi che affronta il problema della bulimia in termini profondi e spiega come la persona che soffre del disturbo bulimico è spinta non solo a raggiungere il vuoto ma anche a conservarlo con condotte di evacuazione: “attraverso il vomito si induce un vuoto nel corpo”.

Tra l’altro la sofferenza di queste persone è legata alla scarsa tolleranza di sostenere sia il pieno sia il vuoto, poiché il pieno corrisponde all’essere invaso dall’Altro significativo che si è occupato probabilmente delle sue cure offrendo essenzialmente nutrimento in materia, rispondendo afferma Recalcati al “registro dell’avere”, tralasciando il vero dono d’amore e aggiungo inconsapevolmente “occultando la vera identità deragliata in un malsano sviluppo“.

Il cibo è un simulacro di ciò che non c’è. Il  corpo si  svuota dal peso della sostanza, così al termine di ogni crisi di fame si mostra in realtà all’Altro (reale o interiorizzato) che niente potrà mai riempirla veramente “il vuoto non è un vuoto del contenitore ma una mancanza ad essere”.

Ciò è in linea col pensiero Kohutiano ma anche di altri studiosi che si sono occupati del significato profondo che il cibo ha per queste pazienti.

L’abbuffata secondo la prospettiva psicoanalitica e l’esperienza  analitica, mettono  in primo piano l’importanza e lo scordinamento dei diversi  sistemi motivazionali, affermando come l’esperienza dell’abbuffata e del successivo svuotamento è un’ esperienza che funge da “regolatore emotivo”.

Nei momenti distonici, la gratificazione dei bisogni non soddisfatti in uno o più sistemi motivazionali cercheranno la vitalità attraverso esperienze alternative, la focalizzazione e l’uso dell’esperienza vitale (oggetto – sé arcaico) confermerà illusoriamente un senso di vigore compensatorio.

L’esperienza alternativa va alla ricerca, quindi, in modo illusorio di affetti, le cui funzioni sono di consolazione, fusione e senso di vigore. L’ingorgo di cibo costituisce un affetto immediato, piacevole, ripetitivo, apparentemente controllabile  ma molto punitivo.

Tale atto porta con sé al contempo la punizione rappresentata dal successivo svuotamento (tipico è il vomito e l’uso di lassativi). Il senso del Sé, infatti, permane nello stato iniziale di vuoto, poiché secondo l’accezione di Kohut è rimasto deficitario nel suo sé nucleare, quel sè capace di sviluppo e sana autorealizzazione.

L’abbuffata, la sensazione di riempirsi e svuotarsi esprime un principio organizzatore che si ripete ed è innescato nell’inconscio, ma la cui valenza sta negli affetti e questi pazienti vivono nell’illusione di reintegrare una parte mancante rappresentata invece dalla sensazione di vuoto che rimane offuscato dall’incomprensione.

Marialba Albisinni

Bibliografia

-L’ultima cena:anoressia e bulimia- Mondadori – Massimo Recalcati

-Bulimici e obesi immancabilmente – L.D. Regazzo – CLEUP- articolo “Principali interventi psicoterapici per la Bulimia nervosa di Marialba Albisinni

-PDM Manuale Diagnostico Psicodinamico- Raffaello Cortina

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