Ogni teoria è formulata in base alla personalità soggettiva di chi la concepisce creativamente, è il presupposto concettuale su cui fa leva la psicoanalisi nella prospettiva intersoggettiva (Atwood e Stolorow, 1979 in Faces e Cloud) che rileva la rintracciabilità soggettiva sugli studi psico-biografici di personaggi della valenza di Freud, Jung, Reich e Rank.
Stolorow parte dall’assunto che la personalità di chi elabora la teoria di riferimento sia influente, nel creare il concetto teorico.
Secondo la prospettiva intersoggettiva (Storolow e Atwood, 1979), ogni terapeuta abbraccia e sposa una teoria in base alla sua personalità e alla sua modalità di organizzare la propria esperienza. Mi esulo dall’approfondire l’enorme mole teorica.
Il paradigma relazionale in termini di scambio clinico tra terapeuta e paziente è un denominatore comune tra gli approcci principale; i fattori implicanti per un buon trattamento sono l’alleanza, lo scambio, la valenza del contesto, il sistema, i confini, la collaborazione, la metodologia, la comprensione empatica, la condivisione emotiva, la regolazione e la soggettività.
Per quanto riguarda l’efficacia dei diversi approcci, riportiamo l’intuizione di Saul Rosenzweig che già nel 1936, attraverso la “metafora del verdetto di Dodo”, spiega come diversi tipi interventi psicoterapici abbiano lo stesso effetto sull’efficacia di un determinato disturbo.
Saul Rosenzweig, spiega, attraverso la metafora del verdetto di Dodo: alcuni animali di Alice nel Paese delle meraviglie di Lewis Caroll, ritrovandosi tutti bagnati devono trovare una soluzione su come asciugarsi. É per l’appunto il Dodo a trovare la risoluzione, tutti devono correre lungo un percorso iniziando la corsa in diversi momenti e fermandosi quando lo desiderano.
Non importa la forma esatta di come ciò avviene. Nell’epilogo risolutivo, gli animali, tutti asciutti chiedono chi avesse vinto e il Dodo risponde “tutti hanno vinto e ognuno deve ricevere un premio”.
In questo senso, tale concetto viene esteso metaforicamente ai diversi trattamenti terapeutici, in quanto tutti sono giunti ad una risoluzione, in questa ottica è importante il verdetto, il risultato, non il metodo. L’aspetto fondamentale probabilmente sta nello scegliere quello più consono a sè.
C’è un grande impegno nella ricerca clinica di comprendere ciò che più risulta efficace. Anche il paradosso dell’equivalenza (Stiles et al., 1999; Luborsky et al., 2002), elaborato da Luborscky si basa sull’assunto aderente alla metafora di Dodo e ne rafforza l’intuizione di Rosenzweig.
Il paradosso dell’equivalenza asserisce che “sebbene i diversi approcci terapeutici si basano su differenti modelli concettuali rispetto alla psicopatologia e al processo di cura, essi sono equivalenti nei risultati”(Dazzi, 2006).
L’efficacia terapeutica probabilmente dipenderà anche dalla fiducia che si ha nell’abbracciare una prospettiva anziché un’altra perché vicine al modo di organizzare la propria mente.
I tre principali tipi di interventi di trattamento psicoterapeutico sono:
- L’orientamento psicodinamico: oggi più che mai la psicoanalisi contemporanea è connotata come psicoterapia non è solo interpretativo ma vicina alla fenomenologia, ossia all’esperienza del qui ed ora. Esplora dinamiche rappresentazioni interne intrapsichiche che influenzano la percezione della realtà, passato, presente e futuro si incontrano in termini di continuità identitaria. Racchiude ricerche che sono pietre miliari per la clinica e la psicoterapia poichè vicina all’esperienza passata e presente. L ‘intersoggettività dell’uomo nel suo contesto relazionale e la sua storicità sono studiate in una prospettiva evolutiva (Michtell, Bowlby, Kohut, Lichtenberg, Stolorow ecc.). Inoltre è l’unica i grado di approfondire le dinamiche inconscie della persona e capire come sovrastano la sua vita.
- L’orientamento sistemico relazionale, focalizza il suo intervento considerando il sistema familiare e le relazioni sane e non sane all’interno di tale sistema;
2. L’orientamento cognitivista, suddiviso in cognitivismo evoluzionistico e cognitivismo più prettamente comportamentale (Fairbuirn, 2005);
Il cognitivismo e la psicoanalisi relazionale si connettono con gli studi neuroscientifici traendo un maggior risultato di validità scientifica, ma ognin terapeuta più o meno si serve delle conoscenze di vari approcci anche se l’approfondimento è sull’orientamento più vicino alla sua modalità di lavorare.
Sempre più studi dimostrano come la nuova esperienza psicoterapica, co-costruita in un processo relazionale tra terapeuta e paziente permette una nuova modalità di organizzarsi in relazione tra sè con l’altro, ciò facilita anche la formazione di nuove reti neurali, deputati alla possibilità di mentalizzare e di comprendere lo stato emotivo dell’altro.
Autore: Marialba Albisinni
Bibliografia
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- Volti tra le nuvole, Borla- Atwood e Storolow, 1979- ed. italiana
- La ricerca in psicoterapia- Il Mulino di Dazzi, Lingiardi