“Vivere oltre il trauma è un diritto di chi lo ha subito”.
Cos’è il trauma affettivo ed emotivo? Quanto questo dolore non elaborato tende fortemente ad influenzare negativamente le esperienze successive? Quanto è importante elaborare e integrare nella propria organizzazione esperienziale ciò che invece vuole essere a tutti i costi dimenticato?
Il trauma psicologico è il risultato di un evento particolarmente stressante o di una serie di eventi a volte anche apparentemente non stressanti, ma capaci di agire nel tempo con effetto cumulativo (Fonte: SPI Società Psicoanalitica Italiana).
E’ un’esperienza di forte impatto emotivo, collegabile a esperienze altamente stressanti a livello psico-fisico, di affetti intollerabili che non hanno trovato una necessaria integrazione (Krystal, 1978) poichè troppo forti, poichè incompresi, non accolti nel loro dolore.
Esistono diversi tipi di trauma, dal maltrattamento, all’abuso, alla violenza e traumi precoci relazionali, lutti importanti, abbandoni, disconferme di sè, forti umiliazioni, ancor più traumaticc se provengono da persone significative poichè affettivamente importanti.Il dolore del trauma diviene quella parte di sè indicibile, o in apparente riposo che struttura assetti psichici dissociati dalla coscienza, che invece continuano ad operare e sono evidenti nella sofferenza interiore e nel comportamento relazionale della persona. Quando non c’è a livello di coscienza lascia tracce indelebili anche nella vita adulta o comunque nel proseguo della vita. Dimenticato o depositato in una nicchia isolata del proprio sè, agisce nelle vita emotiva, sovrasta altre parti del sè funzionali e diviene una sofferenza inspiegabile che invade l’organizzazione psichica personale e relazionale.
La fase precoce del nostro sviluppo non si ricorda facilmente, ma a volte si ha una vaga idea della propria storia e da adulti può capitare che la vita prosegue con depressioni, a volte, nei casi più gravi la depersonalizzazione.
La psicoanalisi è la psicologia del profondo che si è occupata da sempre di come il trauma agisca con sofferenza anche a distanza di tempo. A parte la sofferenza, a volte un comportamento irrigidito, a volte la sintomatologia allerta che qualcosa non sta funzionando, l’inspiegabilità di sensazioni e comportamenti.
L’esistenza storica assume la sua importanza, l’esperienza del trauma emozionale rimane in trappola nel proprio presente dal doloroso passato, e non sempre si ha tutto chiaro.
Si verifica una retroazione del presente sul passato (Stolorow, 1980) e il trauma distrugge il tempo presente. La drammaticità di un avvenimento è legata al suo senso che spesso rimane isolato, sconosciuto ed inespresso dal resto della personalità ma al contempo interferisce sulle relazioni e sul proprio senso di solitudine. Il senso di identità e stabilità del proprio sé rimane fragile nelle difese disfunzionali, bloccando la possibile continuità del proprio vivere.
Sappiamo che provare dolore in sé non è patologico, ma tendenzialmente il trauma induce a dissociare parti di sé importanti che esistono ma che trovano una collocazione in parti isolate, inconscie che però vengono agite, per esempio nelle relazioni definite malate ed instabili. Quindi l’esperienza emozionale rimane bloccata e agita inconsciamente, a volte congelata in sintomi corporei senza nome, ed ecco qui che paranoie, ipocondrie, ossessioni, somatizzazioni, angoscie, depersonalizzazioni, e problematiche relazionali che prendono il sopravvento.
La vita scorre ma il senso della propria continuità temporale si arresta nel passato e in molti casi si è ignari di tutto ciò.
L’uomo ha un costante bisogno di continuità riguardo la propria esistenza e il trauma interrompe questa fisiologica coerenza e linearità della propria vita e si distanzia dalla possibilità di essere elaborato emotivamente e cognitivamente perché troppo doloroso; la persona che l’ha subito non riesce a rappresentarselo.
La psicoanalisi si occupa molto del trauma, dei suoi effetti e della cura. Nella psicoterapia psicoanalitica il trauma, con i tempi del paziente e un lavoro di allenza e collaborazione terapeutica trova una “possibilità narrativa e relazionale di comprensione” che a lungo andare, lavorandoci con continuità consente di interrompere l’automatismo di arresto evolutivo che è stato fuori dal controllo volontario. Non sempre è possibilile elaborarlo con la narrazione ma l’aspetto relazionale informa il terapeuta su come degli assetti emotivi si siano irrigiditi, il terapeuta esperto conosce la delicatezza e la cautela dell’agire terapeutico.
C’è una relazione che si costruisce e si lavora con responsabilità rispettando modi e tempi.
Stolorow considera l’ affetto come l’esperienza emozionale soggettiva che sin dalla nascita è regolato o dis-regolato all’interno di continuativi sistemi relazionali “sé -altro” e spesso la disconferma della propria realtà affettiva provoca in età adulta uno immane smarrimento che in terapia trova significato. In psicoterapia si elaborano le difese, le dissociazioni, e le paure che minacciano e allertano nuove ri-traumatizzazioni.
E’ importante contestualizzare situazioni che apparentemente sembrano estranei al trauma e che invece allertano delle paure per un nuovo trauma emotivo anche se non è realistico. L’inconscio emotivo agisce ed interferisce sulle interazioni reali e concrete:
- Il dolore affettivo viene sequestrato da una parte del proprio sé, che rimane fuori dalla propria auto-riflessività cristallizzandosi in modalità disconosciute.
- La persona traumatizzata si sensibilizza acutamente ad esperienza emotive simili al trauma originario anche se le esperienze sono del tutto diverse.
- Le “difese” si attivano provocando spesso caos affettivo e dissociazioni dei propri stati emotivi poiché sono l’unico modo per sopravvivere a questi sensori. Ciò si ripete addirittura in analisi quando il paziente troppo sensibilizzato tende ad interpretare isolatamente una possibile ritraumatizzazione anche se il contesto e l’esperienza è del tutto differente e sicura; ma nel campo dell’intersoggettività c’è una relazione e un canale di apertura e alleanza che permette di lavorarci.
- In psicoanalisi il trauma trova altri “significati di senso” ma anche “relazionali” poiché spesso la paura viene esperita per esempio con l’allontanamento dal terapeuta o con altre modalità di sfida.
Vivendo tutto ciò con distacco e paura spesso si continuano a vivere questi sentimenti in solitudine ed estraniamento non affrontando la dinamica inter-soggettiva che invece ha attivato la difesa e cge può a lungo andare riparare in parte tale ferita e riattivare la continuità della propria esistenza. Il contesto terapeutico ha una sua cornice protettiva ma anche una possibilità esperienziale differente e “ciò che non può essere discusso non può essere cambiato” e l’ indicibile va compreso soprattutto all’interno di una relazione tutelata e protetta.
L’argomento è complesso e la terapia altrettanto.
“Vivere oltre il trauma è un diritto di chi lo ha subito”.
Autore: Marialba Albisinni
Riferimenti bibliografici:
- Clinica del trauma e della dissociazione -Philip M.Bromberg
- L’ ombra dello Tsunami- Philip Bromberg
- Trauma e esitenza umana – Robert Stolorow
- I sabotatori interni – Francesco Gazzillo